giovedì 5 maggio 2011

Buongiorno dottoressa.

Buongiorno sì, buongiorno dottoressa. Come andiamo? Bene, non lo vede? Scoppio di salute. Sì, certo lo so, sono sempre più bella, come non notarlo? Ma tagliamo corto con queste ovvietà. Guardi, oggi non mi ribellerò, lo giuro. Mi spogli pure su quel lettino coperto da carta vetrata, più spessa e ruvida delle salviette dell’Intercity, che oggi non battezzerò neanche con la mia urina santa; mi pesi pure su quella bilancia fredda e gelida dell’anteguerra, che come fa a decifrare gli ettogrammi lo sa solo lei; mi misuri la circonferenza della capoccia con quella specie di cappio tagliente; mi ispezioni senza indugio le cavità auricolari con quel suo lanternino appuntito e ascolti, mi sbilancio, mi cacci pure in gola quello stecco del Magnum essiccato schiacciandomi impunemente la lingua, tratterrò gli inevitabili conati di vomito, non piangerò, non urlerò, non emetterò alcun gemito, ma la prego, la prego dottoressa, mi dica cosa sta succedendo alla mia bocca. Ho le gengive più gonfie degli zigomi della Moric, secerno quantità di saliva che neanche Vendola quando saluta gli assessori di Sassari e Sassuolo, sento delle entità dure come pietruzze che bussano sulla pelle delle mie gengive. Ma che succede?  I denti, capisco sono i denti, tutti a una certa età hanno i denti. Va bene i due incisivi che sono cresciuti sotto, sono anche carini, ma dottoressa in alto ne sta spuntando solo uno. Sembro la nipote della befana, dottoressa. Mi aiuti, dottoressa.

Fammi crescere i denti davanti. Magari due alla volta.


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