giovedì 14 febbraio 2013

#Zebukday. Libera un libro, libera l'amore per la lettura!

Ciao a tutti, oggi per la prima volta è la Ragazza che vi parla!
Ho fatto incursione nel blog della mia figliola per una buona causa: raccontarvi e invitarvi a partecipare a #Zebukday, un'iniziativa di bookcrossing promossa da Zebuk.

Partecipare a un bookcrossing è un'esperienza emozionante. Scegliere un libro, decidere un luogo in cui lasciarlo, provare a immaginare la persona che lo troverà, la sua storia, la sua personalità, la sua sorpresa, le sue mani che lo prendono un po' dubbiose, che lo sfogliano, fino a farlo proprio.
Tante domande poi saltano in mente: "Gli piacerà?" "Sorriderà?" "Se lo meriterà?" "Ce l'avrà Instagram così da fotografarlo con l'hashtag #Zebukday?"

Dalla mia libreria ho scelto Non buttiamoci giù di Nick Hornby perché tratta temi seri con ironia e dimostra che non si può mai sapere cosa ci riserva la vita. Anche la più noiosa, anche quando tutto va male. Mi sembra un libro "universale" che può piacere un po' a tutti, anche al fortunato/a di oggi.

Per il luogo non ho avuto dubbi. O forse sì, qualcuno ce l'ho avuto, ma alla fine ho scelto il reparto di medicina interna A dell'Ospedale di Sassuolo. Quello in cui ho piacevolmente soggiornato in aprile. Vi ricordate? Alice ve lo aveva raccontato bene qui! Ci ho trascorso solo qualche giorno e non ho avuto niente di grave, ma in ogni caso è stata un'esperienza forte, di quelle che un giorno stai bene e il giorno dopo inspiegabilmente sei in ospedale. A 32 anni*. Capito come? Inutile dire che l'aspetto più pesante è stato non poter vedere Alice, che allora non aveva nemmeno 2 anni.

Mentre lasciavo il volumetto sul tavolino della stanza relax (!) ho pensato che forse questa è stata una scelta un po' egoistica. E' come se avessi voluto regalare un libro a me stessa. Alla me stessa di quei giorni lenti lenti, tra purè e minestrine, aghi e tubicini, chiacchierate con vecchiette e infermieri gentili.
Ma forse no. Forse è solo quello che deve essere: un regalo inaspettato per chi è costretto a stare lì ancora qualche giorno, per chi è appena arrivato e ha un po' paura, per chi aspettava un amico che oggi non riesce proprio a passare, per chi ha letto e riletto le sue riviste e s'iniziava un po' ad annoiare.




Questo è il racconto del mio Zebukday, e voi cosa aspettate? Liberate l'amore per la lettura, la giornata è lunga, siete ancora in tempo!

Tutte le info per partecipare le trovate sul sito zebuk.it.

E' stato bello parlare con voi, ma non ci prenderò gusto, promesso.
Baci a tutti,
La Ragazza.

*Il primo che osa dire che a 32 anni non sono più una Ragazza...

2 commenti:

  1. Fantastico! Mi tocca quasi farmi un account instagram...
    P.S. certo che questa saletta dell'ospedale è davvero molto glitterata... da quando sei passata tu, Ragazza mia, il tasso di glam deve essersi impennato vertiginosamente :-)

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  2. Francesco non puoi non avere Instagram, scaricalo e non potrai più farne a meno. Adesso c'è anche Vine per i micro video.
    Che te lo dico a fare, ero super glam in ospedale con i miei pigiamini chic!
    Il bello è che in reparto mi chiamavano davvero La Ragazza, abbassavo nettamente la media dell'età!

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