Però, fico questo posto. Ogni cosa sembra fatta a misura di bambino. Ci sono piccole sedie, piccoli tavoli, una piccola casetta di plastica colorata, una piccola cucina. E in bagno, file di piccoli gabinetti. E poi giocattoli a profusione. Bambole, pupazzetti, palline, macchinine, cavalli a dondolo. C’è uno specchio per i travestimenti e una parete piena di libri. C’è un mucchietto di altri bimbi e tre ragazze dall’aria dolce dolce. E poi c’è la mamma che mi guarda da un angolo della stanza. Non mi resta che buttarmi nella mischia. Hei Ciccio, molla il camioncino, l’ho visto prima io. Ti ho detto molla, molla. “Andrea, fai il gentiluomo, lascia il camioncino ad Alice, oggi è il suo primo giorno.” Una delle ragazze fa il tifo per me. Il gentiluomo molla. Mollaccione. Mollo anche io. Il camioncino, come la vittoria quando è troppo facile, non mi interessa più.
Non so da dove cominciare, sono sopraffatta dagli stimoli, in sottofondo una musichetta, sono indecisa se ballare, correre, giocare. Allora un po’ ballo, un po’ corro, un po’ gioco, un po’ mi arrampico sul tavolino, un po’ mi lancio sul tappeto. Poi una delle ragazze chiama tutti a raccolta: “Bimbi è ora della merenda!” Bene bene, qui si mangia pure! Tutti seduti intorno al tavolo. Cosa c’è di buono? Crackers. Gnamgnam. Ops, il mio è già finito. Hei Ciccio, guarda là, ci sono le caprette che fanno ciao! Alè, fregato, questo lo mangio io, tanto il mollaccione non se ne accorge nemmeno.
Buoni questi crackers, leggermente salati, non come quelli biologici al riso che mi dà mia madre. A proposito, mamma? MAMMA? MAAAAAMMAAAAAAA???!!!!
Nessun commento:
Posta un commento