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lunedì 10 settembre 2012

Sto crescendo troppo in fretta.

Cof - Cof, Cof - Cof, E... E... Etciù!


Quanta polvere che c'è in questo blog. Procedo con un fazzoletto sulla bocca, facendomi largo tra le ragnatele. Sembra una casa abbandonata, se parlo ad alta voce si sente l'eco. Dovrò riconquistare i miei lettori uno a uno. Ma non pulirò i vetri raccontandovi delle mie vacanze, né metterò fiori sul davanzale elencandovi i buoni propositi per l'anno nuovo (che inizia a settembre, inutile negarlo), quello che farò è soffiare via un po' di polvere dalla tastiera per condividere con voi, se vi va, un ragionamento fatto in estate, un pensiero profondo.


Eccolo: sto crescendo troppo in fretta. Troppo in fretta, davvero. Me ne accorgo da come mi guardano Quei Due. Sono ammirati eppure spaventatissimi. Non stanno al passo, arrancano.
Quante volte li ho sorpresi a scambiarsi sguardi allucinati e facce da candid camera o darsi delle gomitate come le comari di paese. E tutto perché magari ho detto "Vorrei che mi leggessi il libro della gallinella rossa" con una doppietta congiuntivo-condizionale che neanche all'Accademia della Crusca, o perché il giorno prima calzo il 23 e quello dopo il 25, oppure ancora perché so perfettamente che il protagonista del libro che sta leggendo mia madre si chiama Montecristo e quello di mio padre Dalia Nera. Cosa c'è da meravigliarsi tanto? Me lo hanno detto una volta e io mi ricordo, assorbo, immagazzino, faccio mio.
Sono sempre un passo indietro ai miei passi avanti.
Così, mentre la Ragazza è ancora lì che legge le istruzioni dei braccioli per sincerarsi che vadano bene per il mio peso, io li ho già infilati e sguazzando sguazzando sono già quasi alle boe. E lei, tac - bocca spalancata. E mentre il Tipo Alto sminuzza i miei spaghetti, io ho già afferrato i suoi con la forchetta e, anche se ancora non so proprio avvolgerli come nella pubblicità della Barilla, li mangio tutti interi, succhiandoli come nei cartoni giapponesi e dimostrando che non ho più bisogno di queste precauzioni. E lui, tac - occhi sgranati. E nel momento stesso in cui si accorgono che oramai esprimo concetti sensati e interi, io li stupisco con effetti letterali speciali, raccontando una storia con capo, coda e tante avventure tutte intorno. E questo li strabilia. Non solo sgranano gli occhioni e restano a bocca aperta, ma continuano a parlarne per giorni, come se fosse il fenomeno più incredibile della storia. E ne parlano e lo raccontano con immenso entusiasmo e una punta mal celata di malinconia.
Ma no, non c'è niente di strano. E' solo che sto crescendo. E non posso andare più piano.



Le mie scarpe n. 25.






venerdì 29 giugno 2012

Hair Style 2. Errare è umano, perseverare è adulto.

Sono giorni che la Ragazza mi chiama Isolde. E poi ride "hihihihi".Fa questa gag davvero simpatica: mi guarda, dice "Isolde" e poi ride.
"Isolde, hihihi." Urticante come cosa.
E' che il Tipo Alto mi ha di nuovo tagliato i capelli. Frangia corta e sbilenca, punte all'insù come tirabaci. Sembro una bambolina tirolese.
Isolde, appunto, solo che non c'è niente da ridere.




sabato 19 novembre 2011

CHI HA PAURA DELL'EFFETTO ASILO?

Eccomi di nuovo. Per la serie MI PIEGO, MA NON MI SPEZZO.
Qualcuno si è chiesto che fine avessi fatto.
E' presto detto: sono stata vittima dell'effetto asilo.
L'effetto asilo è una reazione a catena di sventure provocate dai racconti tragici che i genitori fanno ai genitori, una catena di Sant'Antonio di sfighe che loro non riescono a spezzare.
"Va all'asilo? Mio figlio l'anno scorso ci è andato per una settimana, poi ha preso gli orecchioni ed è stato un mese a casa", "Mia figlia dopo tre giorni di asilo ha preso il virus ed è stata male  per due mesi", "Mio figlio all'asilo"...SSSSSSSSSSSSSHHHHHHHHHHHHH, non lo voglio sapere, taci! Perché me la vuoi tirare? Ma è più forte di loro. I genitori sentono il bisogno impellente di raccontare le loro disavventure ad altri genitori, rimpallandosi la iella come in una partita di ping pong al massacro. E sia.
E così anch'io, dopo sole tre settimane d'asilo nido, mi sono beccata un raffreddore degenerato in bronchite, che I Due stanno tuttora cercando di debellare a suon di antibiotici, sciroppi, aerosol, fermenti lattici vivi, vitamine. Recentemente hanno acquistato un nuovo strumento di tortura chiamato Baby Haler, un tubo di plastica per inalare medicine, degno dei migliori cilotti da fumo che qualcuno di voi più o meno segretamente usa. Uno strumento che ovviamente i Due non sono riusciti ad usare contro di me, per quanto il Tipo Alto cercasse di farmelo passare per una simpatica trombetta.

In tutto ciò, come se non bastasse, l'antibiotico mi ha provocato una reazione allergica che mi ha trasformata nella sosia umana della Pimpa.

Ma adesso ragazzi sto meglio, sono una roccia.
Ho smesso di tossire come mio nonno dopo la ventesima paglia, ho ripreso colorito e forse finalmente questo week end potrò uscire un po', visto che la cosa più eccitante che ho fatto in questi giorni è stata una visita non prevista alla guardia medica.

Per questo, ripeto, rifuggite i genitori che attaccano a raccontarvi le loro traversie, allontanateli come la peste, e se proporio non potete farne a meno, premunitevi di cornetti e ferri di cavallo.
A proposito, prima di leggere questo post, avete preso con voi una testa d'aglio? Una zampa di coniglio? Toccato un gobbo? Pronunciato a voce alta occhiomalocchioprezzemoloefinocchio? 


Avrei dovuto forse avvertirvi prima? Oooops.
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