Quanta polvere che c'è in questo blog. Procedo con un fazzoletto sulla
bocca, facendomi largo tra le ragnatele. Sembra una casa abbandonata, se parlo
ad alta voce si sente l'eco. Dovrò riconquistare i miei lettori uno a uno. Ma
non pulirò i vetri raccontandovi delle mie vacanze, né metterò fiori sul
davanzale elencandovi i buoni propositi per l'anno nuovo (che inizia a
settembre, inutile negarlo), quello che farò è soffiare via un po' di polvere
dalla tastiera per condividere con voi, se vi va, un ragionamento fatto in estate, un pensiero profondo.
Eccolo: sto crescendo troppo in fretta. Troppo in fretta, davvero. Me ne accorgo da come mi guardano Quei Due. Sono ammirati eppure spaventatissimi. Non stanno al passo, arrancano.
Quante volte li ho sorpresi a scambiarsi sguardi allucinati e facce da candid camera o darsi delle gomitate come le comari di paese. E tutto perché magari ho detto "Vorrei che mi leggessi il libro della gallinella rossa" con una doppietta congiuntivo-condizionale che neanche all'Accademia della Crusca, o perché il giorno prima calzo il 23 e quello dopo il 25, oppure ancora perché so perfettamente che il protagonista del libro che sta leggendo mia madre si chiama Montecristo e quello di mio padre Dalia Nera. Cosa c'è da meravigliarsi tanto? Me lo hanno detto una volta e io mi ricordo, assorbo, immagazzino, faccio mio.
Sono sempre un passo indietro ai miei passi avanti.
Così, mentre la Ragazza è ancora lì che legge le istruzioni dei braccioli per sincerarsi che vadano bene per il mio peso, io li ho già infilati e sguazzando sguazzando sono già quasi alle boe. E lei, tac - bocca spalancata. E mentre il Tipo Alto sminuzza i miei spaghetti, io ho già afferrato i suoi con la forchetta e, anche se ancora non so proprio avvolgerli come nella pubblicità della Barilla, li mangio tutti interi, succhiandoli come nei cartoni giapponesi e dimostrando che non ho più bisogno di queste precauzioni. E lui, tac - occhi sgranati. E nel momento stesso in cui si accorgono che oramai esprimo concetti sensati e interi, io li stupisco con effetti letterali speciali, raccontando una storia con capo, coda e tante avventure tutte intorno. E questo li strabilia. Non solo sgranano gli occhioni e restano a bocca aperta, ma continuano a parlarne per giorni, come se fosse il fenomeno più incredibile della storia. E ne parlano e lo raccontano con immenso entusiasmo e una punta mal celata di malinconia.
Ma no, non c'è niente di strano. E' solo che sto crescendo. E non posso andare più piano.
Quante volte li ho sorpresi a scambiarsi sguardi allucinati e facce da candid camera o darsi delle gomitate come le comari di paese. E tutto perché magari ho detto "Vorrei che mi leggessi il libro della gallinella rossa" con una doppietta congiuntivo-condizionale che neanche all'Accademia della Crusca, o perché il giorno prima calzo il 23 e quello dopo il 25, oppure ancora perché so perfettamente che il protagonista del libro che sta leggendo mia madre si chiama Montecristo e quello di mio padre Dalia Nera. Cosa c'è da meravigliarsi tanto? Me lo hanno detto una volta e io mi ricordo, assorbo, immagazzino, faccio mio.
Sono sempre un passo indietro ai miei passi avanti.
Così, mentre la Ragazza è ancora lì che legge le istruzioni dei braccioli per sincerarsi che vadano bene per il mio peso, io li ho già infilati e sguazzando sguazzando sono già quasi alle boe. E lei, tac - bocca spalancata. E mentre il Tipo Alto sminuzza i miei spaghetti, io ho già afferrato i suoi con la forchetta e, anche se ancora non so proprio avvolgerli come nella pubblicità della Barilla, li mangio tutti interi, succhiandoli come nei cartoni giapponesi e dimostrando che non ho più bisogno di queste precauzioni. E lui, tac - occhi sgranati. E nel momento stesso in cui si accorgono che oramai esprimo concetti sensati e interi, io li stupisco con effetti letterali speciali, raccontando una storia con capo, coda e tante avventure tutte intorno. E questo li strabilia. Non solo sgranano gli occhioni e restano a bocca aperta, ma continuano a parlarne per giorni, come se fosse il fenomeno più incredibile della storia. E ne parlano e lo raccontano con immenso entusiasmo e una punta mal celata di malinconia.
Ma no, non c'è niente di strano. E' solo che sto crescendo. E non posso andare più piano.
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Le mie scarpe n. 25. |